Il territorio dove sorge l'attuale Maratea risulta essere abitato da millenni, pertanto le origini vere di Marate sono antiche e praticamente sconosciute.
Resti di insediamenti umani risalenti alla preistoria (datati oltre 40.000 anni fa) sono stati ritrovati in svariati siti sul territorio e soprattutto lungo la costa, in particolare nelle grotte situate presso la spiaggia di Fiumicello. Un'altro insediamento datato 1.500 anni fa è stato individuato in località Timpa, su una collina costiera situata nei pressi dell'attuale porto. La presenza di insidiamenti greci invece ha poche testimonianze certe, se non il vasto numero di locuzioni e termini di tale origine rimasto nel dialetto e nella toponomastica dei nomi. certa è la presenza in località santa venere di un tempio, andato perduto, in onore della dea venere appunto. Testimonianze certe della presenza romana sono presenti sull’isolotto di Santo Janni sul quale sono state ritrovate delle vasche per la lavorazione del Garum, una tipica salsa ricavata dalle interiora di pesce, assai apprezzata dagli antichi Romani, nonchè dal ritrovamento grazie a diverse campagne di scavo subacquee di un consistente giacimento di ancore ed anfore proprio sui fondali circostanti l’isolotto di Santo Janni. E' pertanto valido ipotizzare, almeno lungo la costa, che offriva approdi sicuri e rifornimenti di acqua e viveri, un'insediamento simile ad una sorta di stazione di rifornimento, per le numerose imbarcazioni che solcavano il "mare nosturm" nelle epoche di massimo splendore dell'impero romano.
Per completare le notizie sulla nascita di Maratea occorre infine menzionare quella di un'altra antica
città lucana, Blanda, divenuta successimente colonia romana con il nome di Blanda Julia e misteriosamente scomparsa dalla storia nell'VIII se. d.C.. Per lungo tempo si è pensato che Maratea e Blanda fossero in verità lo stesso insediamento urbano ma ulteriori ed approfondite ricerche archeologiche hanno smentito tale ipotesi, posizionando definitivamente blanda nei pressi della vicina tortora, anche se il legame tra Blanda e Maratea è comunque forte dal momento che abbandonando la propria citta i blandiani si trasferirono negli insediamenti vicini e soprattuto in quello sorto nel frattempo, probabilmente su iniziativa di monaci basiliani, in cima al monte S. Biagio, nella località denominata Castello.
Infatti proprio in cima al monte S.Biagio , intorno al VII – VIII sec. d. C., si stabili una comunità di monaci basiliani che, in seguito, crearono un primo nucleo urbano dando origine all’abitato di Maratea Superiore, oggi chiamato Castello, poichè grazie alle fortificazioni costruite ed alla posizione strategica, garantiva ai suoi abitanti un formidabile baluardo difensivo.
Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Maratea è una bolla di Alfano I, vescovo di Salerno, risalente al 1079. da questo momento in poi si entra nella storia vera di Maratea, ovvero quella che si può suffragare attraverso i documenti scritti.
Nel Basso Medio Evo la presenza di Maratea è più frequentemente attestata da documenti. Infatti a cominciare dalla seconda metà del 1200 il nome della città nei Registri della Cancelleria Angioina.. Tale registrazione rispondeva soprattutto al proposito dei francesi di sottoporre al carico fiscale sia le città sia i castelli e anche i mille abitanti del Castello di Maratea vennero duramente tassati. Le condizioni degli abitanti della costa non dovevano essere migliori, taglieggiati e continuamente alle prese con le scorrerie di predoni del mare di qualsiasi bandiera. Molti di loro, si unirono ai lavoratori agricoli del Castello fondando prima e ingrossando la popolazione poi del borgo di Maratea Inferiore che tutt'ora sorge a mezzacosta in una posizione umida, e praticamente privato della luce del sole da novembre a gennaio, ma sicuro perché nascosto fra i monti e poco visibile dal mare.
Quando la pace di Caltabellotta (1302) pose termine alla lunga contesa della sicilia tra francesi e spagnoli, gli abitanti di Maratea, rimasero fedeli alla corona di Francia piuttosto che passare, come fatto altre comunità vicine, dalla parte degli Aragonesi, sopratutto per non subire la violenza dei predoni del mare aragonesi, scagliati contro i paesi della costa.Tale fedeltà fu compensata con l’assegnazione di importanti privilegi, primo fra tutti lo stato di “Città libera”, che, non sottoponendo più gli abitanti ai precedenti gravami fiscali e contributivi, li poneva alle dirette dipendenze della corona e li preservava dal rischio dell’infeudamento. Tale notevole privilegio vennero nel tempo riconfermati dai nuovi dinasti, i quali nel frattempo erano saliti sul trono di Napoli(1443) spodestandone i francesi.
Nel ‘500, dopo aspre contese per il possesso dell’Italia, Il Regno di Napoli passava sotto il diretto controllo della corona asburgica, prima e quella Spagnola dopo. Con la dominazione spagnola l’Italia meridionale avrebbe conosciuto una decadenza in tutti i campi che si sarebbe arrestata solo alle soglie del secolo successivo. Anche Maratea subì il peso del malgoverno spagnolo, per effetto della dura politica fiscale che aveva ridotto, se non annullato, il suo traffico commerciale e portuale.Bisogna aspettare quasi due secolo overo i primi del ‘700 per assistere alla rinascita di Maratea. Il secolo rivoluzionario dei diritti e della libertà, foriero di grandi progressi in ogni campo, sarebbe stato anche per Maratea un periodo aureo, “il secolo d’oro” per eccellenza a causa di una straordinaria coincidenza di fattori e circostanze favorevoli di natura economica sociale e culturale che, aprendo nuovi scenari nella storia della cittadina tirrena, avrebbero lasciato un’impronta positiva anche nella prima parte del secolo successivo.
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